Storie di fiori

I girasoli

Aveva appena girato l’angolo, come tutti i sabati, con il suo passo elegante ma disinvolto, leggero e veloce come le sue scarpe sportive. La borsa a tracolla, sempre più o meno lo stesso modello, oggi chiara, in tinta con la giacca primaverile, altre volte più scura, quando indossava il cappotto. Tra le mani, il solito mazzo di girasoli avvolti nella carta. Estate o inverno, l’aveva vista sempre in compagnia dei girasoli.
Dovevano essere per lei, evidentemente, non era confezionati come un regalo per qualcuno. Forse ci decorava la casa, dava un tocco di vivacità all’ambiente. Chi ama così tanto i girasoli non può che essere una persona allegra.

Era tanto che l’aveva notata. Ogni sabato, quasi sempre alla stessa ora, passava davanti al bar dove lui trascorreva le sue giornate, mai di fretta, ma sempre come se andasse a passeggio; girava l’angolo proprio di fronte all’entrata e proseguiva sul marciapiede, sempre sola, con i suoi girasoli.
Non passava inosservata, alta, slanciata, una bellezza semplice ma che colpiva, anche se pareva non facesse nulla per farsi notare: un filo di trucco, forse, ma leggerissimo, niente rossetto né orecchini, non un dettaglio che attirasse l’attenzione, mai una sciarpa colorata, un foulard o un cappello che le incorniciasse il viso. Solo quegli splendidi capelli dorati, che riflettevano la luce del sole ad ogni movimento, mossi ma non ricci, solo leggermente ondulati, come sono i capelli naturali.
A forza di vederla ogni settimana si era invaghito di lei, di quella scia di pensieri che lasciava dietro di sé, delle mille domande senza risposta che continuava a farsi su di lei, e che nutrivano le sue giornate. La donna dei girasoli. Così l’aveva soprannominata, e aveva cercato anche di indovinare il suo nome e immaginare la sua vita, oltre quell’angolo della strada.

La vedeva disporre i girasoli in giro per la casa, forse intonati al colore delle tende, o magari del tappeto. La vedeva ridere in mezzo agli amici, e sentiva la sua risata argentina, vibrante ma discreta, contagiosa ma mai scomposta. La immaginava e la seguiva con la fantasia nella sua passeggiata, sempre senza spostarsi dal suo angolo al tavolino del bar. Così passava intere giornate in compagnia del suo pensiero, immaginando i suoi lunghi capelli che luccicavano al sole, mossi dal vento, aspettando che arrivasse il sabato, per poterla rivedere. E mentre guardava i clienti che entravano nel bar, pensava che forse, un giorno o l’altro, anche lei sarebbe entrata a prendere un caffè, e magari avrebbe buttato uno sguardo verso l’angolo più remoto del locale, là dove si metteva lui. Sempre rivolto verso la strada, per guardarla quando passava, ma in disparte, perché la sedia a rotelle non intralciasse chi doveva passare. Così finalmente avrebbe potuto vedere il colore dei suoi occhi, l’unica cosa che non sapeva di lei.

Standard

33 risposte a "I girasoli"

  1. Che proprio il girasole risulti essere il protagonista di una storia di sguardi attenti e silenziosi, è un dettaglio inatteso che mi è piaciuto molto! Il fatto che i capelli di lei “rilfettano la luce del sole”, mi ha fatto pensare al ragazzo che la guarda come ad un girasole, che guarda il suo raggio di sole… Ad ogni modo, complimenti anche per questo frammento, adoro il tuo modo di scrivere curato, delicato e coinvolgente.

    Piace a 1 persona

  2. Pingback: “I Girasoli” di Filippo Fenara | Le Mie Cose

  3. Questo racconto è davvero stupendo. Dopo aver letto la poesia altrettanto bella di Filippo su facebook sono giunta qui per leggerlo con curiosità. Brava. Un bel consiglio questo di Filippo. Grazie. Un abbraccio. Isabella

    Piace a 1 persona

Scrivi una risposta a Centoquarantadue Cancella risposta