Racconti

La zingara

Paola non aveva mai creduto agli indovini, non leggeva nemmeno gli oroscopi. Tutte fesserie, buone per i creduloni. Figuriamoci se poteva credere alla chiromanzia. Ma quella zingara le aveva afferrato la mano prima che potesse tirarla indietro.

«Non mi interessa. Non ci credo!»

Ma lei aveva già cominciato a parlare, sicuramente sperando in un lauto compenso.

«C’è una persona di nome Maria nella tua vita.»

Capirai, difficile da indovinare, Maria è uno dei nomi più comuni. Tutti conosciamo qualcuno che si chiama Maria: una nonna, un’amica, una vicina di casa, magari la portinaia.

«Hai un uomo, ma non sei felice.»

Complimenti, anche questo era difficile da capire. Dicono che la felicità si legga negli occhi, e quelli di Paola non brillavano ormai da parecchio tempo. Quando si ha vicino un uomo come il suo, gli occhi brillano solo per le lacrime.

«Ma la tua vita sta per avere una svolta. Incontrerai un uomo dagli occhi chiari, che metterà fine alla tua infelicità.»

Paola aveva ritratto la mano di scatto, come se quelle parole l’avessero spaventata. Due euro alla zingara, tanto per togliersela di torno, e poi via, a passo veloce, per allontanarsi rapidamente da quell’illusione.

La tua vita sta per avere una svolta. Era da troppo tempo che aspettava un cambiamento, l’incontro con l’uomo giusto. Quante volte aveva sognato di conoscere qualcuno di diverso, che potesse riempire il vuoto di sentimenti che la circondava. Certo la zingara aveva saputo scegliere le parole giuste per accendere le sue speranze, e per quanto si rifiutasse di crederle, quelle frasi continuavano a martellarle in testa.

Incontrerai un uomo, dagli occhi chiari, che metterà fine alla tua infelicità. Anche quelle parole erano abbastanza sibilline da poter essere interpretate in vari modi, e sufficientemente ambigue da poter suscitare grandi aspettative. Chissà perché aveva specificato il colore degli occhi… Paola si guardò intorno, se per caso ci fossero Principi Azzurri in arrivo. No, niente cavalli bianchi all’orizzonte. E tanto meno occhi chiari. Solo lei, seduta sulla panchina, come ogni giorno nella pausa pranzo, a mangiare il solito panino prima di rientrare al lavoro. Un sorso d’acqua per buttare giù l’ultimo boccone, e poi via in ufficio.

Era ancora assorta nei suoi pensieri mentre attraversava la strada, tanto da non accorgersi di quell’auto che arrivava a forte velocità. Poi il rumore improvviso della frenata le aveva fatto girare lo sguardo, giusto un attimo prima dell’impatto devastante, prima col paraurti dell’auto, poi con l’asfalto, pochi metri più avanti, dopo un volo che non prevedeva ritorno.

Paola si era fermata in tempo solo per un soffio. Sulla strada c’era il corpo senza vita di un uomo e lei era rimasta impietrita a guardare, quando d’un tratto si rese conto che quella figura riversa sull’asfalto aveva qualcosa di familiare. Non poteva vedere il viso perché la testa era girata, ma il vestito, le scarpe, i capelli… sembrava lui. Non ci poteva credere, poi vide al polso l’orologio che gli aveva regalato lei per Natale. Era proprio lui, accasciato lì sulla strada, in quella posa grottesca e innaturale.

Quel gigante che aveva sempre temuto, ora sembrava una marionetta a cui avessero tagliato i fili. Tutte le bugie e le umiliazioni che le aveva inflitto per anni erano finite con lui, sotto le ruote di quella macchina. Tutta la prepotenza di cui si faceva forte, e la violenza che così spesso le aveva fatto assaggiare, tanto perché non ne dimenticasse il sapore, ora erano finite per sempre.

Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, quasi temesse che potesse sollevarsi da un momento all’altro. Poi capì che non si sarebbe rialzato mai più, e provò improvvisamente un senso di sollievo che le era ormai sconosciuto da tempo, una sensazione di libertà che sognava da tanto.

Le tornarono in mente d’un tratto le parole della zingara: la tua vita sta per avere una svolta. Certo non era a questo che aveva pensato, ma di sicuro sarebbe stato un bel cambiamento. Quasi non riusciva a credere di essere finalmente libera, non le sembrava vero che quella sera, rientrando, non avrebbe avuto più nulla da temere. Si sentì quasi in colpa vedendolo lì, steso a terra, mentre tutti cercavano di capire se fosse ancora vivo, e lei era l’unica che lo fissava per essere sicura che non si muovesse.

Poi si rese conto, all’improvviso, che lei stessa aveva rischiato di morire. Dopo aver colpito l’uomo, che stava attraversando senza guardare, l’auto aveva sbandato, fermandosi a pochi centimetri da lei. Il guidatore era sceso e le si era avvicinato, per chiederle se stesse bene.

«Meglio di lui sicuramente» si affrettò a dire Paola, cercando di nascondere quel mezzo sorriso che affiorava direttamente dal cuore, benché fosse decisamente fuori luogo. Distolse lo sguardo dal corpo sull’asfalto e sollevando gli occhi verso lo sconosciuto, vide due meravigliosi occhi verdi.

«Sicura di star bene?»

«Mai stata meglio – rispose Paola, continuando a fissarlo negli occhi – Lei ci crede alla chiromanzia?»

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38 risposte a "La zingara"

  1. ho avuto l’onore di pranzare in compagnia di questa zingara a Grenada

    è alta tipo 2 metri ed ha un vocione che fa tremare i muri, e il bello è che il marito è uno scricciolo 😂
    comunque niente carte, abbiamo sghignazzato insieme degli altri avventori. Fu un bell’incontro inaspettato

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    • L’idea mi era venuta da una zingara che mi aveva fermato per l’elemosina, e prima che potessi sottrarmi, mi aveva preso la mano cominciando proprio così il suo discorso… dicendo che c’era una persona di nome Maria che mi voleva bene. In effetti una delle mie nonne si chiamava Maria, ma era una cosa talmente facile da indovinare che mi aveva fatto sorridere. Dopo mi aveva detto che avevo una linea della vita lunghissima… e via dicendo. Come dici tu, ci sono sicuramente persone serie che studiano per leggere la mano o anche le carte, ma lei non era certamente una di quelle 🙂

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