C come Critica

C come Critica

Continua a grande richiesta la nostra rubrica d’arte, la più seguita dagli appassionati. Anche oggi i nostri due critici di fama mondiale si affronteranno su un’opera proposta dal professor Occhichiusi, Autoritratto del pittore austriaco Richard Gerstl.

Richard Gerstl, Autoritratto

Richard Gerstl nacque a Vienna nel 1883. Vero prototipo di artista geniale e disadattato, incapace di giungere a compromesso con la realtà e in totale antitesi con il clima ancora decorativo del suo tempo, sarà una vera e propria meteora, per la brevità e intensità della sua vita. Apparteneva a una famiglia borghese benestante. Il padre, Emil Gerstl, era un commerciante ebreo. Già da ragazzo Gerstl decise di diventare un artista, con grande disappunto del padre che lo osteggiò in ogni modo. La critica lo ha giudicato un fauves doloroso, anticipante l’Espressionismo. Purtroppo con il suicidio, a 25 anni, Gerstl non solo distrusse la sua esistenza, ma anche gran parte delle sue opere e dei suoi scritti.

Sono convinto che la collega sia come il padre di questo grandissimo genio, incapace di capire la grandezza dell’artista. Non cercherò di immaginare cosa pensa la collega del dipinto, troppo difficile entrare nella testa di una donna, dove non nascono pensieri ma solo stupidate. L’artista, però, conscio delle proprie qualità, se la ride della collega che con i suoi sproloqui parla d’arte come se ne capisse qualcosa, quando oltre la banalità non va. Chissà cosa ha detto il padre della collega quando ha saputo che voleva fare la critica, immagino che si sarà opposto con tutte le sue forze, avrà minacciato di diseredarla, ma lei, cocciuta come tutte le donne, è andata avanti con questa sua balzana idea. E ora, mentre lei starà cercando di convincere almeno il padre delle sue capacità, le passo la parola.

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Non tutti gli uomini sanno apprezzare l’intelligenza di una donna, soprattutto quelli che ne posseggono poca, e mio padre mi ha insegnato a diffidare dei palloni gonfiati come il mio collega, che non sanno accettare una donna che gli tiene testa. Quanto all’opera di oggi, sempre che al collega interessi il mio giudizio, devo dire che mi piace molto: l’artista ricorda indubbiamente Van Gogh nel tratto e nella luminosità del colore, mentre la vacuità dello sguardo e il sorriso un po’ inebetito ricordano tutta l’ottusità del collega, e la sua espressione ben poco intelligente quando ride da solo alle sue battute.

Chi si è perso i precedenti scontri tra Achille Occhichiusi e Vittoria Vedobene, ed è interessato a recuperarli, può trovarli in questa pagina: C come critica

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12 risposte a "C come Critica"

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