Per il linguaggio e le situazioni descritte, la lettura è consigliata a un pubblico adulto.
Gaia, Stefania e Loredana si erano trovate come al solito nella pizzeria di Alfio, la stessa dove andavano fin da ragazze, quella in cui si erano raccontate i primi amori, le litigate con i genitori, i problemi di scuola, e tutti i sogni e le speranze per un futuro che riuscivano a coniugare solo al plurale. Perché nessuna delle tre aveva mai pensato di potersi allontanare troppo dalle altre due. Alfio si poteva dire che le aveva viste crescere, e le trattava sempre con un occhio di riguardo, riservandogli il loro tavolo preferito, quello più isolato, sul fondo del locale, dove potevano parlare liberamente senza essere disturbate. Quella sera fu Stefania a tenere banco perché le amiche volevano sapere cos’era successo per farle cambiare idea su Dario. Ma, curiosità a parte, erano sinceramente preoccupate per lei.
«Un uomo che ti picchia, si lascia, punto e basta. Se lo fa una volta, lo farà sicuramente di nuovo»
Gaia era stata la più irremovibile su questo, forse perché con il suo carattere non avrebbe mai tollerato un uomo che le mettesse le mani addosso; Loredana era un po’ più romantica, convinta che per amore le persone possono cambiare, e una seconda possibilità non si nega a nessuno.
Così Stefania, rispondendo ai loro sguardi interrogativi, cominciò a raccontare che si erano incontrati per caso.
«Beh, non proprio per caso. Me lo sono trovato davanti uscendo dal lavoro e mi ha chiesto di parlare. Dovevate vedere che aria da cane bastonato, mi ha fatto quasi pena. Non potevo mandarlo via.»
«Scommetto che ti ha detto che era dispiaciuto e che non lo avrebbe fatto mai più»
«So come la pensi, Gaia, ma lasciami raccontare. Per prima cosa ha ammesso tutte le sue colpe, senza cercare scuse: ha ammesso di aver sbagliato, ma di averlo fatto perché era geloso e non sopportava l’idea di perdermi. E si è rammaricato perché così mi ha perso lo stesso, per la sua gelosia»
«E ben gli sta!» aveva detto Gaia, approfittando del cameriere che era arrivato con le birre, in attesa delle pizze. Ma Stefania aveva proseguito il suo racconto senza darle retta.
«Insomma, per farla breve, dopo aver recitato il mea culpa, mi ha chiesto di dargli un’altra possibilità, e ha promesso che sarebbe cambiato, avrebbe smesso di controllarmi e avrebbe imparato a fidarsi di me»
«Carino, lui… E di Babbo Natale non ti ha parlato?»
«Scusa, cosa volevi che ti dicesse? Torniamo insieme, che poi ti meno di nuovo?»
Gaia e Loredana erano saltate sulle sedie a sentire questi discorsi. Ma Stefania sembrava sapere il fatto suo.
«L’ho guardato negli occhi, ragazze, e vi posso assicurare che era sincero. E poi, ammettiamolo, non è che avesse tutti i torti a essere geloso: lo sapete anche voi che di scopate in giro ne abbiamo fatte parecchie, anche con perfetti sconosciuti»
«Le avete fatte voi – aveva precisato Loredana – Io, escluso quel sant’uomo dell’Alberto, che Dio lo benedica, non ho mai scopato solo per scopare!»
Gaia e Stefania erano scoppiate a ridere di gusto.
«Proprio santo, non lo definirei l’Alberto» aveva esordito Stefania, provocando l’ilarità delle amiche.
«Come no? – aveva risposto Gaia – Bisogna ammettere che si prodigava generosamente per distribuire piacere in abbondanza»
«Un vero distributore di cazzo e felicità: prendete e godetene tutte!»
«Non so se quello che ha fatto con me si può definire un miracolo, ma è andato molto vicino a farmi vedere il Paradiso»
Quando ebbero finito di ridere, Stefania proseguì il suo discorso.
«Avete capito cosa voglio dire: mentre aspettavamo l’amore della nostra vita, ci siamo divertite parecchio» e aveva guardato verso Gaia che, come passato, era simile al suo.
«Ora mettiamoci nei panni di Dario: sa alcune cose del mio passato e speriamo che non venga mai a sapere tutto quello che ho combinato, ma al suo posto sarei gelosa anch’io.»
Gaia e Loredana ascoltavano per capire dove volesse arrivare.
«Con Piero ho scopato, e anche tanto, e quando Dario mi ha visto con lui in mezzo alla strada, davanti a casa mia, ammettiamolo, qualche sospetto poteva essere giustificato; poi Piero mi ha preso la mano, e che ne poteva sapere Dario che io gli stavo facendo vedere l’anello che mi aveva regalato lui. Insomma, è stato tutto un malinteso»
«Ma ti ha dato una sberla!»
«È vero, ma era la prima volta, e ha perso la testa per la gelosia, la situazione gli ha preso la mano. Non era mai successo prima che avesse atteggiamenti violenti. Geloso sì, ma violento no»
Si era fermata un attimo per bere un sorso di birra, e poi aveva ripreso sotto lo sguardo interrogativo delle amiche.
«E poi sapete che c’è: c’è che io lo amo, è un ragazzo serio e quando sto con lui sto bene»
Era rimasta in silenzio, aspettando forse qualche reazione, ma si capiva dal suo tono che stava per concludere la frase con qualcosa di sorprendente.
«Mi ha chiesto di sposarlo! Ci credereste? Sapete quella cosa in chiesa con l’abito bianco e tutti i parenti e gli amici a festeggiare?»
«E quando ti dovresti sposare?» aveva chiesto Gaia, sorridendo per l’entusiasmo dell’amica.
«Per fare le cose per bene, senza improvvisare, ci vuole almeno un anno. Non sono mica incinta che devo fare tutto di fretta. Ovviamente voi due sarete le mie testimoni! Pensate che bello: avrete l’occasione per vestirvi da mega fighe»
Gaia e Loredana si erano guardate un po’ perplesse, senza però dire nulla.
«Vero che vi vestirete da mega fighe? Non è che mi fate fare brutta figura per dispetto, solo perché sposo Dario?»
Loredana era stata la prima a rompere il silenzio.
«Se faccio da testimone al tuo matrimonio, ancora non lo so, ma se lo faccio ci puoi giurare che sarò una strafiga. Ormai occasioni per vestirsi eleganti non ce ne sono più, quindi la sfrutterò a dovere»
Gaia l’aveva seguita a ruota, sorridendo.
«Se ti faremo da testimoni, ci puoi giurare che saremo due strafighe, a costo di spendere uno stipendio nel vestito più elegante che si sia mai visto in città»
«Bene, allora cominciate a guardare le vetrine, perché ho intenzione di accorciare i tempi il più possibile»
«Non credi che dovresti pensarci un po’ su? Mi sembra presto per prendere una decisione così importante»
«Presto? Non siamo più ragazzine, è ora di crescere. Qualche figlio lo vorremo pur fare, no? O i figli li lasciamo fare solo agli africani? Mica voglio ridurmi a fare figli da vecchia. Ora è il momento giusto, i trent’anni sono l’età ideale: divertire mi sono divertita e di avere storie da una notte non ne ho più voglia. Adesso voglio un marito e dei figli, e Dario è perfetto»
Poi aveva impugnato il boccale della birra e lo aveva alzato, come per un brindisi.
«È arrivato il momento di mettere la testa a posto. Brindiamo alla maturità!»
Mi viene da dare ragione a Gaia.. se un uomo allunga le mani non ci sono né se né ma, addio, a mai più.. ma scherziamo? Stefania è pazza a giustificarlo!! Sposarlo addirittura!
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La penso nello stesso modo. Ho un’amica che purtroppo si è ritrovata un marito violento e ha sempre detto che se lo avesse conosciuto bene da fidanzati, non lo avrebbe mai sposato. Qualche volta questo lato del carattere si manifesta subito, altre volte solo col passare degli anni e situazioni particolari…
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E’ pericoloso. Credo che se uno mi facesse una cosa del genere, il giorno dopo farei le valigie. Non importa cosa posso aver fatto, non mi picchi, punto. Si, parla, si discute, lanci un piatto se proprio vuoi, ma non mi torci un capello.
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Concordo pienamente con Gaia, gli uomini violenti vanno lasciati subito!
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Assolutamente sì.
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Pingback: Cronache di un amore #21 | Centoquarantadue
Ciao. Secondo me ha fatto bene Stefania a dargli una seconda possibilità
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Ragioni da uomo. Se fosse tua figlia?
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Io ho un amico che ha sbagliato una volta ma è un bravo ragazzo.
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Questo racconto mi piace tantissimo, complimenti, buona serata!
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Grazie, buona serata anche a te.
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I am agree with Gaia! Well shared 👍
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Thanks
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Welcome 🤗
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