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Cronache di un amore #72

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Stefania e Michele erano seduti fianco a fianco nella veranda dell’albergo che dava sul lago. Erano rimasti sono loro due, tutti gli ospiti della struttura si erano ritirati nelle loro camere.
Era una di quelle serate in cui il cielo sembra fatto apposta per essere osservato, soprattutto da chi di solito è accecato dalle luci della città e non conosce la meraviglia di un cielo stellato. In realtà Stefania e Michele non erano tanto interessati al cielo. Chiacchieravano e sembravano divertirsi molto, a giudicare dalle loro risate.

Lei aveva passato una giornata tranquilla, passeggiando nei sentieri che circondavano il residence, ascoltando i suoni rilassanti della natura, e si era trovata a pensare che avrebbe potuto anche trasferirsi per sempre in quel luogo da favola; non aveva nessun desiderio di tornare alla vita frenetica della città. Una volta rientrata in albergo, aveva trovato Michele ad attenderla. Non che aspettasse proprio lei: era il proprietario della struttura e la dirigeva personalmente, quindi il suo posto fisso era in portineria ad accogliere i clienti.
In quei due giorni che erano passati dal suo arrivo, erano entrati rapidamente in confidenza, e si erano quasi subito dati del tu. Stefania si era accorta degli sguardi di Michele e delle attenzioni che le riservava. Non che con gli altri clienti non fosse gentile, ma con lei era chiaro che ci metteva più impegno.
Tuttavia lei era andata lì per riflettere e decidere della propria vita, non per cercare un’avventura, e questo la tratteneva; la simpatia di Michele, però, era contagiosa e in sua compagnia stava davvero bene.
Come adesso, sulla veranda, mentre tutti pian piano erano andati a dormire, lei era rimasta lì a parlare con lui del più e del meno, e non aveva nessuna voglia di smettere.
«Allora non sei sposato?»
«Ma ti sembro un tipo che si sposa? Sono scemo ma non fino a questo punto. E tu sei scappata da uno che ti voleva sposare? Vedi cosa succede a quelli che si vogliono legare a vita?»
Entrambi avevano riso, poi lui aveva continuato cambiando il tono della voce e cercando di rimanere serio.
«Comunque non farti strane idee, io sono un professionista serio, niente relazioni con le clienti»
«Per quello anch’io sono una cliente seria, niente scopate con i proprietari degli alberghi dove alloggio»
Di nuovo avevano riso, anche per dissimulare l’imbarazzo della reciproca attrazione. In realtà tutti e due avrebbero voluto baciare l’altro, e visto che erano pericolosamente vicini, Stefania cambiò improvvisamente argomento per uscire da quella situazione.
«Ma come ci sei finito in un posto così?»
«Non è stato facile, anni di duro lavoro e impegno quotidiano, e alla fine l’ho ereditato da mio padre che è volato in cielo». Nonostante fosse poco opportuno, Stefania era scoppiata a ridere, e aveva subito cercato di rimediare.
«Mi dispiace per tuo padre»
«Non è stato facile sul serio. Allora ero in carriera a Londra e ho dovuto scegliere cosa fare, se rimanere lì e diventare un grande manager, o tornare a casa ed essere il felice proprietario di questo albergo» 
«Da Londra a un albergo sperduto tra i monti: che cambiamento!»
«L’albergo è di famiglia da anni, io ero scappato a Londra in cerca di cose più emozionanti, ma quando sono tornato per la morte di mio padre, pace all’anima sua, ho dovuto scegliere tra vendere l’albergo o restare, e ho pensato che quella vita emozionante in fondo non valeva la felicità che si prova a stare qua. Quando mi viene voglia della frenesia delle metropoli, chiudo l’albergo per qualche giorno e vado in vacanza in una grande città; faccio il contrario di quelli che scappano dalle città per un po’ di pace»
Stefania aveva sorriso, ma sembrava pensierosa.
«E tu, come ci sei finita qui? Per scappare fino a qua da sola, cosa ti ha fatto il tipaccio che stava con te?»
«Tu sei geloso?»
«Chi io? Ti sembro un tipo geloso?»
«Lui era geloso anche del mio passato»
«Ah, quindi hai un passato?»
«Spero anche un presente e un futuro» aveva detto Stefania ridendo.
«Sul futuro, mi sa che dovrai stare attenta a quel tipo. Se rimani qui sei al sicuro, ti assumo come donna tuttofare»
«Cosa intendi per una donna tutto fare?» aveva chiesto maliziosamente Stefania. Lui le aveva sorriso, guardandola dritto negli occhi.
«Lascio alla tua fantasia»
«Ma non eri il professionista serio che non va con le clienti?»
«In quel caso non saresti più una cliente, ma una mia dipendente»
«Dalla padella alla brace. Questo è schiavismo, altro che serio professionista. Al massimo socia al 49% e ci posso pensare»
«Quindi ora sei libera?»
«Libera è una parola grossa; una fuggiasca per il momento, sto cercando di riprendere in mano la mia vita» aveva risposto lei mantenendo il sorriso, anche se nel tono c’era un velo di inquietudine.
«Se io non fossi un imprenditore serio, ora ti bacerei»
«E se non fossi una cliente seria, ricambierei il tuo bacio»
Si erano guardati per un attimo, poi lei si era avvicinata e lo aveva baciato sulla guancia.
«Socia al 49%, pensaci. Buonanotte e a domani»
Si era alzata sorridendo e si era diretta verso la scala che portava alle camere, mentre lui la guardava andare via, seguendo il movimento dei suoi fianchi. Ci avrebbe pensato sicuramente, ma non alla questione della società. 

Continua…

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6 risposte a "Cronache di un amore #72"

  1. Finalmente la vita le sorride: uno per bene e simpatico, con cui potrebbe vivere e lavorare in mezzo al verde e addio paturnie di Dario! Le auguro con tutto il cuore di rimanere: dopo quello che le ha fatto passare quel pazzoide, ora potrebbe davvero aver trovato un po’ di pace 😉

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