Racconti a puntate

Cronache di un amore #65

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Per il linguaggio usato e per le situazioni descritte, la lettura è consigliata a un pubblico adulto.

Dopo il pranzo con Marina, Luca era tornato a casa da Gaia visibilmente turbato, anche se aveva cercato inutilmente di nascondere la tensione. Il pomeriggio in ufficio non era servito per distrarlo, anzi, non aveva fatto altro che aumentare il suo nervosismo. Gaia, che era un’impulsiva, non riusciva a fingere di essere tranquilla, anche perché aveva la sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto.

Ognuno aspettava che l’altro dicesse qualcosa, per capire di che umore fosse, ma nessuno dei due parlava. Dopo un saluto frettoloso, Luca era andato in soggiorno e si era messo a cercare tra i dischi, fingendo di voler scegliere la musica da ascoltare, ma in realtà non guardava neppure le copertine, passando dall’una all’altra con la testa altrove. Gaia invece se ne stava rintanata in cucina, fingendo di sistemare il frigorifero che non aveva nessun bisogno di essere sistemato, e aspettando che lui entrasse, come faceva sempre, a salutarla con un bacio. A un certo punto, stanca di aspettare quel bacio che non arrivava, decise di passare all’azione e andò in soggiorno con una bottiglia di vino e due bicchieri, sperando di poter parlare, con la scusa dell’aperitivo. Mentre versava il vino nei bicchieri, buttò lì una domanda innocua, ma con il tono sbagliato.
«Allora com’è andato il pranzo?»
Luca non era sicuro di voler parlare in quel momento, non si sentiva pronto, perciò rispose in modo neutro, cercando di non tradire nessuna emozione.
«Tutto bene, è stata una piacevole rimpatriata»
Gaia, a quella risposta, si era irritata ancora di più. Un po’ per i suoi timori, un po’ per quel sesto senso che hanno le donne, si era resa subito conto che Luca stava evitando il discorso.
«Cosa le hai raccontato di noi?»
Sorpreso da quella domanda così diretta, Luca aveva cercato di tergiversare, ma poi, dopo averla guardata dritta negli occhi, aveva capito che non si sarebbe accontentata di risposte vaghe. Dunque era il momento di parlare: la loro storia era giunta al punto in cui poteva decollare definitivamente o finire lì. Cercò di capire che cosa volesse davvero, ma mentre era lì che pensava a cosa dire, Gaia tirò fuori di colpo tutta la tensione accumulata, con un tono misto di rabbia e di sfida.
«Le hai detto che non ti fidi di me perché una volta mi hai visto prendere un cazzo in bocca da uno sconosciuto, durante una festa?»
Luca non si aspettava certo una reazione di quel tipo da parte di Gaia, ma visto che era stata lei a tirar fuori la storia, pensò che forse era giunto il momento di mettere in chiaro tutta la situazione.
«Mi pare riduttivo parlare di un solo cazzo. Pare che di cazzi di sconosciuti tu ne abbia visti parecchi»
Gaia era rimasta sorpresa da quella risposta così dura, ma non esitò a rispondere.
«E chi te lo ha detto? Il tuo degno compare Dario?»
Il tono sarcastico di Gaia suonava come una sfida, e Luca non aspettava altro.
«No, non me l’ha detto Dario. A dire il vero sono stato fermato da uno che avevi abbordato in un locale, un ragazzotto con la faccia da scemo che era in compagnia di una donna sposata, e mi ha raccontato con orgoglio come certe donne lo cerchino, diciamo non per la sua simpatia. Non è stato piacevole, sai. Soprattutto per quello che mi ha chiesto dopo»
Gaia ci aveva messo un attimo a capire a chi si riferisse Luca, ricordava perfettamente che si erano incrociati. Certo non avrebbe mai pensato che quel cretino sarebbe andato a parlargli.
«E cosa diavolo ti ha chiesto?»
«Voleva sapere se anche con me avevi avuto dei problemi nel bel mezzo della scopata. Pare ci sia rimasto male quando l’hai mandato via, e posso capirlo poverino. Prima lo rimorchi, te lo porti a casa, ti fai montare e poi lo mandi via a bocca asciutta. Non si fa così»
Gaia si era sentita sprofondare, non sopportava l’idea che quell’idiota fosse andato a raccontare a Luca quello che era successo tra loro. Cercò di riordinare velocemente le idee, ma il tono aggressivo e sprezzante di Luca l’aveva ferita, e di colpo si era resa conto che forse Marina era l’ultimo dei suoi problemi. Detestava doversi giustificare, ma qualcosa doveva pur rispondere, perciò passò all’attacco, mentre sentiva salire la rabbia e le lacrime.
«E si può sapere perché non me ne hai parlato prima, invece di continuare a covare dubbi sul mio conto? Ti sembra giusto avermi taciuto una cosa del genere? Non credi che avrei potuto difendermi e spiegarti? Scommetto che a Marina però l’hai detto!»
«Ne avevamo già parlato, se non ricordo male, e tu avevi detto che il tuo passato riguarda solo te, che a quei tempi eri libera e non avevi nulla di cui giustificarti. E no, a Marina non l’ho detto. Non sono cose che si è felici di raccontare sulla propria donna»
Gaia era rimasta in silenzio, si sentiva umiliata, ferita e disperata. Il suo passato era passato, ma mai come adesso era presente nella sua vita, e intuiva che con Luca sarebbe stato sempre lì. Continuare la discussione in quel momento sarebbe stato sicuramente peggio, e non sapeva proprio cosa dire. Il tono di Luca non ammetteva repliche, perciò radunò quel poco di orgoglio che ancora le restava e con un filo di voce gli chiese di andarsene.
«Forse è meglio che stasera torni a dormire a casa tua»
«Sì, forse è meglio»
Luca aveva risposto in fretta, senza pensarci troppo, aveva radunato le sue cose ed era uscito dalla porta con un senso di liberazione, mentre Gaia, appena rimasta sola, era scoppiata in un pianto disperato.
Ma poi, seduto in macchina, Luca non era riuscito a partire. Qualcosa lo tratteneva, qualcosa che era rimasto sospeso. Prima di mettere in moto, aveva preso il telefono, indeciso se chiamare o no. Forse non era una buona idea, forse era meglio far passare qualche giorno di riflessione. Ma poi il bisogno di sentirla ebbe la meglio. Cominciò a scorrere la rubrica, il nome di Gaia venne fuori subito, tra le chiamate più frequenti. Ci pensò ancora un attimo, poi passò oltre e chiamò.
Marina? Sono io, possiamo vederci? –

Continua…

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