Racconti a puntate

Cronache di un amore #66

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Stefania aveva organizzato la sua fuga con calma, in modo che Dario non avesse alcun sospetto. Aveva preparato la valigia la mattina stessa, tanto andava in un posto dove non era necessario portarsi molti vestiti, ma si era presa un po’ di tutto, qualche maglietta e qualche maglione pesante, in modo che Dario non potesse capire in che tipo di località sarebbe andata. Era essenziale che non la potesse trovare.

Mentre chiudeva la porta di casa, sapeva che da quel momento la sua vita sarebbe inevitabilmente cambiata per sempre; del resto ci sono situazioni in cui è necessario avere il coraggio di abbandonare il certo per l’incerto. Ci aveva pensato bene e anche se non sapeva cosa sarebbe stato della sua vita, sapeva con certezza che non voleva quella vita. La sua storia con Dario era arrivata alla fine e Claudio le era servito solo per capire che era ora di chiuderla. Una volta salita in auto, era partita decisa, senza alcun rimpianto, verso la sua destinazione.
Mentre guidava, ripassò mentalmente tutto quello che aveva fatto negli ultimi giorni, per essere sicura di non aver dimenticato nulla. Aveva avvisato le amiche, perché non si preoccupassero, anche se era sicura che sarebbero comunque state in pensiero per lei, visto che non era voluta entrare nei particolari. Un po’ le era dispiaciuto avvisarle con un sms, ma era necessario per tutelare se stessa e anche loro dalle possibili reazioni di Dario.
Chissà come avrebbe reagito. Ripensò a quello che aveva scritto nella lettera, lui l’avrebbe letta solo nel pomeriggio, quando lei sarebbe stata già a destinazione. Era sicura di non aver lasciato nessun indizio, per cui era tranquilla che Dario non avrebbe potuto rintracciarla.
In quel momento il suono del cellulare la fece sobbalzare. Era un messaggio. Accostò l’auto per leggerlo e sorrise: era la pubblicità di uno sconto per l’apertura di un nuovo negozio. Ecco cos’aveva dimenticato: spegnere il cellulare. Lo fece subito e pensò che da quel momento lo avrebbe acceso solo due volte al giorno per controllare eventuali messaggi e tranquillizzare i suoi cari che fosse tutto a posto.
Riprese il viaggio, non senza una certa inquietudine. Se si era dimenticata del cellulare, magari aveva dimenticato anche altro. Di nuovo fece mente locale, cercando di riordinare tutte le sue mosse per vedere se c’era qualche errore che avrebbe potuto tradirla. La sua preoccupazione maggiore era come avrebbe reagito Dario alla sua fuga. Sicuramente avrebbe contattato la sua famiglia e le sue amiche, e forse anche i colleghi di lavoro e persino i vicini di casa, per cercare di carpire qualche informazione. Ecco perché era importante che nessuno sapesse dove sarebbe andata, e di fatto non lo sapeva nessuno. A questi pensieri si sentì improvvisamente di buonumore, perché stava riprendendo in mano la sua vita. Prima o poi sarebbe dovuta tornare e affrontare Dario, ma sentiva che ora stava facendo la cosa giusta. Mise su della musica allegra, per accompagnare quella sensazione di felicità che provava.
Poi cominciò a pensare a cosa avrebbe provato Dario dopo aver letto la sua lettera. Di sicuro all’inizio avrebbe pensato che stava scappando con un altro e si sarebbe chiesto chi potesse essere e soprattutto come avesse fatto a non accorgersene. Un geloso cronico come lui non avrebbe mai potuto capire che era stata proprio la sua morbosa gelosia a farla scappare. E narcisista com’era, non poteva neppure concepire che lei lo lasciasse senza che ci fosse un altro. Di certo poi avrebbe cominciato a telefonarle e a mandarle messaggi, e lei si era ripromessa di cancellare qualunque messaggio avesse ricevuto senza neppure leggerlo. Dopo Dario avrebbe cominciato a chiamare tutte le persone che potevano sapere qualcosa, per chiedere informazioni. Una volta capito che non avrebbe potuto ritrovarla in nessun modo, si sarebbe infuriato, ma soprattutto si sarebbe sentito impotente. Avrebbe capito di aver perso il controllo sulla sua vita e questo l’avrebbe fatto infuriare ancora di più. Era necessario che Dario passasse questa fase, solo così sarebbe stato possibile parlare della loro storia e convincerlo che era definitivamente chiusa.
Le rimaneva la preoccupazione di una reazione violenta al suo ritorno, ma era convinta che dopo la rabbia iniziale, Dario si sarebbe man mano rassegnato e avrebbe capito che lei non era la donna adatta a lui.
Senza neanche accorgersene, era arrivata ormai a destinazione. C’era un ampio parcheggio nella piazza del paese, e non fece fatica a trovare un posto per la sua auto. Da lì avrebbe dovuto prendere un piccolo pulmino che arrivava direttamente in albergo, perché laggiù, nel mezzo dei boschi, non c’era il posteggio. Lungo la strada che portava al residence, costeggiando il lago, lo sguardo si perse tra il verde degli alberi e quello dell’acqua in cui si riflettevano, come in uno specchio; qualche nuvola dispettosa aveva fatto sparire il sole, ma quando la strada curvò, fece di nuovo capolino, rendendo più brillanti le sfumature dei colori e dando al paesaggio un’atmosfera da favola. Stefania pensò che era davvero un posto magnifico.
Entrata nella struttura, trovò ad attenderla alla reception un giovane dall’aspetto simpatico che l’accolse con un sorriso cordiale. Sicuramente era il benvenuto riservato a tutti i clienti, ma per Stefania la gentilezza di quel sorriso fu come una carezza, che si affrettò a ricambiare. Poi lo guardò meglio, mentre cercava la chiave della sua camera: era un bel ragazzo, abbastanza alto, con una figura sottile ma allo stesso tempo muscolosa. Un viso pulito, con un accenno di barba che gli dava un’aria matura, ma pensò che non dovesse avere più di 40 anni. Davvero un bel tipo. Era tanto tempo che non si sentiva più libera di guardare un uomo che non fosse Dario. Troppo tempo. Quando le porse la chiave, ebbe l’impressione che lui si soffermasse a guardarla: conosceva quel tipo di sguardo, l’aveva visto tante volte negli occhi degli uomini, e adorava sentirsi ammirata in quel modo. Sapeva che loro fantasticavano, e si divertiva a ricambiare con un’occhiata piena di promesse, che non sempre manteneva. Lo fissò dritto negli occhi e accennò un sorriso, poi prese la chiave e fece per andare verso le scale quando lui la richiamò.
«Le serve aiuto per la valigia?»
«La ringrazio, ma non è molto pesante»
«Se ha bisogno di qualunque cosa, mi chiami»
«Lo farò sicuramente»
Si fermò un attimo ancora a guardarlo e sorrise di nuovo. Salì le scale lentamente, sicura che lui la stesse osservando. Si sentiva al sicuro, finalmente, e la sua vacanza era iniziata nel migliore dei modi.

Continua…

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