Racconti a puntate

Cronache di un amore #23

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Per il linguaggio e le situazioni descritte, la lettura è consigliata a un pubblico adulto.

Dopo il brindisi era stato il turno di Gaia di raccontare le ultime novità della sua vita. E lei si era dilungata a descrivere le sue notti di passione con Luca, lasciando ben poco alla fantasia delle amiche. Infine era arrivata al mazzo di chiavi lasciate sul comodino.

«E tu cosa hai deciso di fare?» aveva chiesto Stefania, che già si era figurata un doppio matrimonio.

«Come Dario, anche Luca è all’antica. Ha sempre detto che la convivenza può essere un passaggio utile, ma poi lui vorrebbe sposarsi. A me sembra un po’ presto per pensare a queste cose, ma il fatto che mi abbia dato le chiavi di casa vuol dire che comincia a fidarsi di me e che mi ama. Credo che la nostra relazione stia andando nella giusta direzione, magari comincerò a trasferirmi da lui, ma vorrei tenermi qualche giorno per me, vediamo se funziona.»

«Non ha molto senso tenere due appartamenti, con quello che costano gli affitti.» Stefania guardava sempre al lato pratico delle cose e, delle tre, era la più attenta ai soldi.

«In effetti hai ragione, e poi, come hai detto giustamente, se vogliamo dei figli sarà meglio darsi da fare, mica vorremo farli fare solo agli africani e ai cinesi.»

«Esatto! Non vorremo mica farci colonizzare a casa nostra?» aveva aggiunto Stefania suscitando l’ilarità delle amiche.

«Ma non eri tu quella che si è fatta il super dotato senegalese?»

«In realtà non me lo sono proprio fatto…»

«Però hai detto che era favoloso»

«Eccome se lo era. Ve l’ho raccontato: quello non aveva un cazzo, aveva un bambino tra le gambe, un essere dotato di vita propria. Peccato davvero che non me la sia sentita di andare fino in fondo… comunque ci siamo divertiti lo stesso. Devo ancora trovarlo uno bravo come lui con la lingua. E le risate quando ho cercato di fargli una sega…»

Gaia e Loredana erano scoppiate a ridere.

«Con la tua manina di fata, piccola piccola…»

«Ridete, ridete… avrei voluto vedere voi. Era talmente grosso che non riuscivo a tenerlo stretto»

«Sì, vabbè, ogni volta che lo racconti diventa più grosso»

«Non avete idea: una roba mostruosa. Ma alla fine sono riuscita a farlo venire. Eccome se è venuto!»

«Deve ancora nascere il cazzo che resiste a Stefania»

«Puoi dirlo forte, però è meglio che Dario non sappia niente di queste avventure.»

«Meglio che non lo sappia nessuno» aveva concluso Gaia, guardando se per caso nei tavoli vicini c’era qualcuno che ascoltava.  

Dopo i ricordi di Stefania e un bel po’ di risate, era arrivato il turno di Loredana. Lei a faccende di cuore e sesso latitava, perché si era sempre dedicata anima e corpo al lavoro, e infatti la sua grande novità riguardava proprio la professione.

«Ragazze, avete di fronte la nuova dirigente amministrativa della società!»

«Wow! Ma è fantastico!»

«Complimenti, Lori, te li meriti tutti!»

Considerando la giovane età, la sua era stata una carriera fulminante. Del resto era sempre stata la più brava delle tre a scuola, diplomata a pieni voti e poi laureata con lode, e soprattutto con le idee ben chiare su quello che voleva fare della sua vita.

«Con questo nuovo ruolo dovrò muovermi spesso, anche all’estero.»

«Cazzo, ti pagheranno per andare in giro, che fortuna! E andrai nei migliori alberghi, mica nelle topaie dove siamo sempre andate per risparmiare». Nella voce di Stefania c’era una punta di invidia, mitigata dalla felicità sincera per il successo dell’amica.

«Topaie o no, ci siamo sempre divertite» aveva ribattuto Gaia, ridendo.

«Cazzo se ci siamo divertite!» aveva confermato Stefania, seguita a ruota da Loredana.

«È vero, ci siamo divertite. Ma alcune erano veramente delle topaie.»

Di loro tre, Loredana era sempre stata la meno portata per l’avventura, ma quasi sempre le aveva seguite senza discutere, lasciandosi coinvolgere nelle loro peripezie e accettando situazioni che, da sola, non avrebbe mai tollerato. E ora era lei che era riuscita a ottenere un ruolo di comando. A volte la vita riserva sorprese. Lei era sicuramente quella che sembrava avere meno carattere, timida e timorosa, e adesso, ancora giovanissima, si trovava ad essere una dirigente, con una brillante carriera di fronte, mentre le amiche stavano a parlare di matrimonio e figli. Ormai era lanciata verso il mondo degli affari e un figlio adesso avrebbe di sicuro compromesso la sua carriera. Per questo prendeva la pillola regolarmente: aveva voglia di fare tante cose e un bambino lo vedeva come un impedimento verso la realizzazione dei suoi sogni. Loro sognavano dei figli, mentre per lei la gravidanza era uno degli incubi peggiori. Dopo l’ultima relazione finita male, Loredana si era concentrata completamente sul lavoro e finalmente le soddisfazioni la stavano premiando. Con la nuova posizione avrebbe viaggiato spesso e visto che la sua azienda aveva una sede a Mosca, c’era la concreta possibilità che potesse finalmente vedere la Russia. Era una cosa che sognava da sempre: aveva una passione sconfinata per gli autori russi, tanto che aveva studiato la lingua e l’aveva perfezionata proprio leggendo i romanzi nella versione originale. Ma ogni volta che aveva proposto di andare in vacanza in Russia, Gaia e Stefania si erano rifiutate di prenderla in considerazione come meta di un viaggio.

«Sapete una cosa? La mia azienda ha una sede a Mosca: magari è la volta buona che riesco a vedere la Russia.»

«Tu e la tua fissazione per la Russia! Cosa ci vai a fare? I russi sono tutti brutti e non sanno scopare.»

«E poi là si muore di freddo: mio nonno c’è andato ed è morto di freddo.»

«Dai, Stefi, ancora con la storia del nonno morto di freddo? Era la campagna di Russia, c’era la guerra, per quello è morto tuo nonno. Ma io, se ci andrò, pernotterò in un Grand Hotel, con piscina, sauna e massaggiatore privato. Di freddo certo non muoio, e neppure di noia state tranquille»

«Va bene – aveva detto Stefania con tono accondiscendente, alzando di nuovo il boccale – allora facciamo un brindisi alla tua promozione e alla Russia»

«Vashe zrodovye!» Anche Loredana aveva alzato il boccale di birra, felice di poter sfoggiare la sua perfetta pronuncia russa.

«Vashe zrodovye, qualunque cosa significhi» aveva risposto Gaia ridendo.

«Sì, va bene, vasha quello che ti pare, l’importante è che tu sia felice» Così Stefania aveva concluso con un sorriso.

E con il brindisi, anche la loro serata poteva dirsi conclusa.

Continua…

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13 risposte a "Cronache di un amore #23"

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